Il barbiere di borgata

Il barbiere di borgata non è quello di una via specifica ma quello della strada a fianco, perché in borgata ce n’è uno. Se ce ne stanno due è facile che uno dei due - nel giro di qualche anno - si unisca con l’altro e facciano bottega unica.
A meno che i due non si dividano nelle fazioni che sempiternamente hanno diviso l’umanità: nei bizantini erano le curve dell’ippodromo, qui le curve dell’Olimpico.
Da lontano raramente te saluta: uno deve arrivare a ritrovarselo di fronte perché si possa avere il piacere del Ciao/Buongiorno/Buonasera! di ritorno.
Quando s’entra dentro il negozietto di via dei colombi e te metti in attesa senti già li sproloqui der pre-derby e Radio Centro Suono che - seguendo la linea del «nu smorzà, abbassa» di verdoniana memoria - è sempre accesa e fissa sul dibattito calcistico della preparazione giallorossa.

Poi, na volta che te sei steso sulla poltrona, gli dici com’è che vorresti il taglio - che sia comunque annoverabile tra quelli ordinari.
E esci, sempre, con n taglio diverso da quello chiesto.
Sempre.
Perché 'r barbiere de borgata vive de vita propria e se ne frega altamente de quello che gli dici tu, conclude il taglio dicendoti soddisfatto: «Beh, così stai mejo, ao».
Tu, allora, che fai: ringrazi, paghi, saluti.
E torni a casa. Da disadattato.

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