Distanze e destinazioni

Dico: «Ma do tocca arivà domani?»
Dice: «A Via Rieti»
Dico: «E ndo sta?»
Dice: «N’è l’auditorium?»
Dico: «Mo controllo va…No, oh, fermo sta dietro er Muro Torto, vicino Corso d’Italia!»
Dice: «Oddio, ao, ndo sta?»
Dico: «Eh, dietro er Muro Torto»
Dice: «E che metro ce se ferma?!»
Dico: «Eh tocca scende a Flaminio e fassela a piedi…»
Dice: «IIIIHH,no oh…»
Dico: «E se prendessimo er tram su Via Regina Margherita?»
Dice: «Seee vabbè, famo prima a partì stasera a piedi»
Dico: «ahah E come famo?»
Dice: «Eh.. e come famo? annamo ‘n macchina..»
Dico: «Tutti i bboni propositi de nun inquinà e de pijà i mezzi… tutti sfumati, oh.. va a finì sempre così..»



postilla critica al testo: trattasi di dialogo realmente verificatosi tra due abitanti, ‘teoricamente’, uno dentro e l’altro fuori Roma, divisi dal Raccordo. Il proposito è quello del romano attorno alla questione delle distanze perché, pure se abitiamo da un’altra parte che fino a qualche tempo fa era ‘zona di Roma’, vorrebbe essere quello di un cittadino romano effettivo. D’altra parte, però, l’espressione vado a Roma per indicare l’andare al centro la usiamo sempre.

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